Stefano Filippini è in Lanterna da sempre, anzi ha contribuito proprio a crearla.

“Era il 1993. Io ero nel gruppo di ragazzi e ragazze che vivevano le attività oratoriane, ma eravamo particolarmente attenti alla crescita dei più piccoli. Avevamo fin da subito capito che l’attività dell’oratorio non era sufficiente per seguire con necessaria attenzione il disagio educativo familiare che vivevano alcuni adolescenti. Allora si chiamavano “ragazzi difficili”, quelli che facevano confusione, impedivano lo svolgimento tranquillo degli incontri… Insomma era davvero complicato gestirli.

Abbiamo pensato a un progetto di doposcuola, per accogliere questi ragazzi e nel marzo del 1993 è nata la Lanterna. Ai tempi ero uno studente universitario e riuscivo a ritagliarmi un pomeriggio alla settimana per svolgere attività coi ragazzi. Poi sono diventato un giovane lavoratore, mi sono sposato, sono arrivate le figlie…”

Ma non ha mai smesso di avere a cuore la Lanterna.

Dal 1999 al 2019 è stato presidente e dal 2019 è il tesoriere.

Perché è ancora necessario il lavoro che facciamo in Lanterna?

“Perché l’attenzione ai giovani in Italia in questo momento è drammaticamente bassa. E questo mi fa molto male. In televisione non si sente più pubblicità su giovani, sui bambini.

Il dibattito sui giovani riguarda le pensioni o riguarda la condizione degli insegnanti nella scuola?

Dove sono finiti i lavoratori della prima ora?

Dove sono gli studenti?

Se non investiamo sul futuro è drammatico.

La Lanterna è il luogo dove i ragazzi e le ragazze possono tirar fuori le proprie potenzialità e non smetteremo di dedicarci a loro, perché vogliamo un futuro buono, per loro e per noi”.

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